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“Aspettando Bruxelles”. Francia: prove generali per Marine Le Pen verso l’Eliseo? Conduzione di Francesco Massardo
A cura di Francesco Massardo
Il Rassemblement National di Marine Le Pen e del capolista alle europee Jordan Bardella non è mai stato così in forma. Vola, oltre il 30% secondo i sondaggi, e si prepara a guidare il fronte euroscettico a Bruxelles, nonostante il temuto Frexit (il referendum per l’uscita della Francia dall’Unione o dall’Euro) siano stati per il momento messi in agenda sotto ad altri temi quali il cambiamento della politica migratoria, come fa intuire la candidatura alle europee di Fabrice Leggeri, ex capo di Frontex che accusava le ONG di attirare i migranti.
Attenzione, però, a considerare queste elezioni come un test generale verso l’Eliseo del 2027, come ci ricorda Jean Marie Palayret, già direttore degli archivi storici dell’Unione Europea.
“Ritengo del tutto sconsiderato interpretare i risultati delle elezioni europee come una proiezione delle prossime elezioni presidenziali per diversi motivi: nel caso della Francia, i sistemi elettorali sono totalmente diversi, perché il sistema elettorale europeo è un proporzionale a un solo turno, quando per l’elezione presidenziale abbiamo uno scrutinio uninominale maggioritario a due turni, dunque differiscono.
Tuttavia, vorrei aggiungere una cosa che forse a voi italiani non è chiara: il fatto che contrariamente ad altri paesi come l’Italia, il voto europeo si svolge in una circoscrizione unica, quando in Italia mi sembra che ne abbiate cinque o sei a seconda delle regioni. Ciò può costituire un monito, un avvertimento al governo in caso di sconfitta, perché in Francia votiamo a livello nazionale”.
Se l’onda della destra estrema è pronta a infrangersi sugli scogli del Parlamento Europeo, impareremo presto fare la conoscenza di Jordan Bardella, ventottenne che, rispetto a Marine Le Pen, potrebbe avere un vantaggio non da poco: non chiamarsi Le Pen di cognome.
Sullo sfondo, cercano non senza difficoltà un posto al sole i due partiti che per decenni hanno monopolizzato la vita politica francese: i socialisti guidati da Raphael Glucksmann stanno risalendo nei sondaggi, spaccando il fronte della sinistra con il movimento di Melenchon, mentre i repubblicani rivolgono le proprie ambizioni nel filosofo Francois Xavier Bellamy, protagonista recentemente di un acceso diverbio con alcuni studenti di SiencesPo a Parigi, che lo contestavano con l’accusa di sostenere i massacri di Israele.
“In Francia il dibattito elettorale europeo è dominato dai due protagonisti principali, anche perché Macron ha voluto così: ha voluto il campo dei progressisti contro i reazionari e gli altri partiti hanno grande difficoltà a esprimere le loro differenze.
Cominciamo da Place Publique: oggi è accreditato del 14% dell’intenzione di voti, ha creato la sorpresa devo dire, perché il partito socialista era rimasto al 5% più o meno delle ultime elezioni. Nonostante questo, il suo programma ha difficoltà a distinguersi da quello del partito presidenziale e devo dire, da questo punto di vista, che è attaccato a sinistra.
Il partito Repubblicano tenta di allentare la tenaglia Macron-Le Pen.
Il riferimento è la visione gaulliana, perché ovviamente l’heritage è quello di quello del General De Gaulle. Il progetto propone una terza via tra l’Europa federale, impotente, delle norme e della tecnocrazia di Emmanuel Macron e la distruzione dell’Europa dall’interno auspicata da Marine Le Pen. Tuttavia, per ora bisogna dire che non tutti gli sforzi si riflettono ancora nei sondaggi: gli ultimi dati del sondaggio IFOP Le Figaro in cui LR sperava di raccogliere i frutti dell’ultimo colpo di scoppio di Bellamy a SciencesPo, indicano sempre una stagnazione al 7,5% delle intenzioni di voto”