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“Aspettando Bruxelles”. Il Belgio, tra il voto ai 16enni e l’avanzamento della destra fiamminga Conduzione di Francesco Massardo
A cura di Francesco Massardo
Nel cuore pulsante dell’Europa, vibra la protesta dello scetticismo. Parliamo del Belgio, paese fondatore della CEE nel 1957 e paese ospitante nella sua capitale Bruxelles di numerose istituzioni europee, tra cui lo stesso Parlamento.
Tuttavia, in un Paese divenuto ormai celebre per la sua cronica incapacità di formare un governo, i cittadini si dirigono verso una tripla elezione il 9 giugno, per eleggere un nuovo parlamento federale, parlamenti regionali e membri del Parlamento europeo, tutti nello stesso giorno. È quella che il Paese chiama la “madre di tutte le elezioni”.
Incertezze sull’esito, anzi sugli esiti, ma resta chiaro che il Belgio, per quanto stato poco esteso e non eccessivamente popoloso, è profondamente diviso nelle intenzioni di voto, con la destra verso il trionfo nelle Fiandre e con la Vallonia francofona più orientata a sostenere socialisti e liberali, come ci spiega Filippo Giuffrida, noto giornalista italiano residente da anni in Belgio e esperto di politica europea.
“Bisogna considerare che il Belgio è diviso in tre regioni, essendo uno stato federale e se è vero che per quanto riguarda le Fiandre (quindi la parte fiamminga del paese) l’affermazione dell’estrema destra e della destra estrema, che non è soltanto un gioco di parol,e ma fa la divisione tra il Vlaams Belang, che è appunto la destra estrema xenofoba e comparabile a qualcosa che noi conosciamo in Italia con Forza Nuova o CasaPound, e l’estrema destra che è una destra liberale (anche se non certo nell’accezione nobile del termine liberale) nelle Fiandre è molto probabile secondo i sondaggi che portino un risultato molto forte. Per quanto riguarda la Vallonia invece, quindi la parte francofona del paese, la stessa situazione non si dovrebbe ripetere: anche se quest’anno abbiamo una per la prima volta un’eccezione, cioè abbiamo un partito fiammingo che è l’N-VA, i liberali di destra, che presentano dei candidati anche nelle circoscrizioni francofone. È un po’ il gioco del voto di protesta: vogliamo invitare l’elettore francofono a votare per un partito fiammingo, se non si riconosce in nessuno dei programmi dei partiti francofoni; e poi c’è Bruxelles, che è un’entità metà francofona metà fiamminga, in cui il centro (ex democratici cristiani assieme ai liberali, nel senso più nobile se vogliamo fare la stessa distinzione di prima) invece dovrebbero avere la maggioranza, ma non potrebbero governare senza un’alleanza con i socialisti o con i Verdi. A Bruxelles, il pericolo della destra estrema è meno forte che nelle Fiandre, ma è pur sempre reale”.
Alle prossime elezioni europee, in Belgio anche i 16enni potranno andare alle urne. La scelta adottata da Bruxelles segue quella di Austria, Germania, Grecia (anche se dai 17 anni in su) e Malta. Una presa di posizione e di coraggio sicuramente molto forte. La norma è stata approvata nel 2022 dal Parlamento federale su proposta del gruppo dei Verdi e col voto della maggioranza di governo. A votare contro sono stati i partiti della destra nazionalista fiamminga e il Vlaams Belang. Una mossa che ha creato un piccolo cortocircuito istituzionale, quando la corte costitizionale ha reso il voto per i 16enni obbligatorio, come del resto funziona per tutti gli altri elettori.
“Germania e Belgio questa volta si aggiungono ad Austria, Malta e Grecia che già riconoscono il voto ai sedicenni: all’interno di questa situazione il Belgio ha una caratteristica particolare, che è quella di avere come alcuni altri paesi europei il voto obbligatorio. Il voto, che era stato annunciato per i sedicenni come voto facoltativo, è la dichiarazione del primo ministro nella presentazione della Presidenza belga, che attualmente è la Presidenza di turno dell’Unione Europea. A seguito di una decisione della Corte costituzionale belga è diventato un voto obbligatorio anche per i sedicenni, perché la Corte costituzionale ha detto che non si potevano fare discriminazioni basate sull’età per quanto riguardava l’opzione del voto.
La soluzione trovata è una soluzione alla belga, perché subito dopo la pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale, la ministra dell’Interno Annelies Verlinden ha annunciato che non ci sarebbero state comunque sanzioni per i minori che non fossero andate a votare, perché le sanzioni riguardano i maggiorenni e quindi non si potevano applicare ai minori: ed ecco che abbiamo trovato la quadra… una situazione abbastanza surrealista, ma d’altronde il surrealismo è nato in Belgio”.
La voce degli adolescenti, dunque, proverà a determinare una nuova pagina di un Paese diviso, eppure capace di essere protagonista delle vicnede europee fin dagli esordi, con un passato da studiare e un futuro da scrivere.