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“Aspettando Bruxelles”. Spagna e Portogallo: come arriva la penisola iberica al voto Conduzione di Francesco Massardo
A cura di Francesco Massardo
“Cinquant’anni fa la Rivoluzione dei Garofani poneva fine in Portogallo ad uno dei regimi dittatoriali più longevi d’Europa. Un anno dopo, nel 1975, sarebbe stata ripristinata la democrazia anche in Spagna, alla morte di Francisco Franco.
Meno di dieci anni dopo, i paesi iberici entravano con entusiasmo nell’Europa comunitaria, accrescendone la popolazione e lo spirito.
Per anni impermeabili al sentimento euroscettico, Spagna e Portogallo hanno visto nel recente passato crescere una sfiducia nelle istituzioni europee, anche se in Spagna la presenza di un partito tradizionale di centrodestra in discreta salute ha notevolmente limitato le ambizioni dell’ultradestra di Vox, a differenza del buon momento di Chega in Portogallo. Ne abbiamo parlato con Antonio Juste Moreno, direttore del dipartimento di storia contemporanea all’università Complutense di Madrid.
“Io penso che Vox andrà a ottenere risultati peggiori: la dinamica elettorale favorisce il Partito Popolare e non tanto Vox. Se non ricordo male Vox conta al momento 7 eurodeputati e andrà probabilmente a prenderne 4 o 5: diciamo che Vox sta affrontando un periodo di affanno. Questo non significa che l’estrema destra sia in calo, significa che il partito popolare sta concentrando grandi sforzi in questa campagna, rispetto ad altre occasioni in cui Vox stava crescendo. Credo che, sebbene Vox sia in fase calante, questo non significa che la destra conservatrice non punti ad alzare la voce in questa tornata, perché il Partito Popolare si sta “destrizzando” per così dire. La stessa cosa sta accadendo in Portogallo: anche in Portogallo vedremo una crescita dell’estrema destra”
In Spagna (con 61 seggi totali) i Popolari di centrodestra possono contare su poco meno di dieci punti di vantaggio sul Psoe del premier Sanchez, figura paradossalmente molto apprezzata dai socialisti europei e in declino in patria.
“Direi che l’immagine di Sanchez è migliore fuori che dentro la Spagna. I sondaggi aggiornati dicono che, per darti un’idea, il partito popolare viaggia attorno ai 25 seggi e il partito socialista intorno ai 20. Potrebbe esserci questa differenza, ed è un tema molto sensibile: la destra avrà sicuramente più seggi in totale.
E se siamo consapevoli della buona considerazione di cui gode Sanchez, come uno dei leader più interessanti della sinistra socialdemocratica europea e del buon ruolo che ha giocato la politica europea spagnola, ti aggiungo che Sanchez ha qualche problema all’interno, dove è una figura un po’ controversa, mentre all’estero appare come un buon statista e soprattutto come un europeista”.
In Portogallo i Socialisti possono ripartire dal 28% dei voti ottenuti alle elezioni parlamentari di marzo, un buon risultato se si tiene conto delle traversie sperimentate dal partito. Le dimissioni del primo ministro Antonio Costa, maturate lo scorso novembre in seguito a uno scandalo a cui era del tutto estraneo, hanno danneggiato il partito e lo hanno privato di un leader di primo piano. Costa, reduce da due successi elettorali e al potere dal 2015, era considerato uno degli esponenti più importanti del progressismo europeo ed era una figura popolare in patria. I progressisti hanno perso, di misura, le elezioni del 2024 affrontate con un nuovo leader ma non si è verificato un crollo di elettori. Il movimento può, quindi, ripartire da quanto costruito nelle ultime esperienze di governo per consolidare il proprio ruolo all’interno del consesso comunitario.