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L'opinione

Buona serata Maestrone!

today17 Giugno 2024

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A cura di Ferruccio Bovio

Questa sera, in piazza Maggiore a Bologna, sarà festa grande per celebrare gli 84 anni di Francesco Guccini. Il “Maestrone”, assente dalla scena musicale ormai da alcuni anni, è stato, infatti, convinto a risalire su un palco per raccontare se stesso e per commentare la proiezione di un famoso docufilm di 40 anni fa, intitolato “Fra la via Emilia e il West”. Pellicola che, alla sua prima presentazione avvenuta nell’agosto del 1984, vide (oltre, naturalmente, a quella di Guccini) anche la partecipazione di Lucio Dalla, di Giorgio Gaber, di Paolo Conte, dei Nomadi e dell’Equipe 84. Non a caso, si parlò allora della Woodstock di Bologna…

Quando pensiamo a Francesco Guccini, affiora l’immagine di un artista completo, che spazia dalla canzone alla poesia, per lambire talvolta anche i confini della recitazione: lo ricordiamo, ad esempio, nella parte del preside abbastanza severo in un film di Pieraccioni. Tuttavia, è certamente alla sua produzione musicale che deve successo e notorietà, grazie a quella sua straordinaria capacità di mixare il beat col folk ed il linguaggio aulico con quello popolano o, in certi casi, addirittura volgare. Per la verità, Guccini non è di Bologna, ma è nato a Modena il 14 giugno 1940: ed è proprio presso la Gazzetta locale della città di Luciano Pavarotti e di Enzo Ferrari che, all’inizio degli Anni 60,  il nostro Francesco tenta la strada del giornalismo per poi abbandonarla quasi subito, buttandosi anima e corpo nel mondo della canzone. Fonda così, con Victor Sogliani (futuro componente dell’Equipe 84) una band – I Gatti – ed incomincia a girare per le balere di tutta la Riviera Romagnola. Siamo ancora, ovviamente, lontani anni luce dalle composizioni raffinate che arriveranno quattro o cinque anni dopo, ma intanto il futuro del re dei cantastorie è ormai segnato.

Il suo primo vero successo discografico non lo otterrà come interprete, ma come autore di una canzone che i Nomadi incideranno nel 1967 e che darà subito luogo ad accese polemiche. Si tratta di “Dio è morto”: un testo che la RAI censurerà, ritenendolo blasfemo, ma  che verrà, invece, apprezzato dallo stesso  papa Paolo VI per il suo contenuto tutt’altro che irreligioso. E forse, nel tempo, il connubio tra Guccini ed i Nomadi, si rivelerà come quello meglio riuscito di tutta la musica italiana.

Seguiranno – ed è quasi inutile rammentarlo – alcuni decenni di autentiche poesie messe in musica che scandiranno – per noi su tutte “la Locomotiva” – l’esistenza e le emozioni di intere generazioni.

Proprio ieri, il Maestrone, senza mai abbandonare quella triste ironia che lo ha fatto tanto amare, ha ribadito che quello di questa sera sarà il suo ultimo concerto da vivo…i prossimi li terrà, infatti, al Vignale che, per chi non lo sapesse, è il cimitero di Pavana: il paesino del pistoiese in cui andava a villeggiare da bambino.

Se in molti autori le note prevalgono sulle parole o viceversa, in Guccini ci pare, invece, che si raggiunga un perfetto equilibrio tra quella che è la qualità letteraria dei testi e quella che caratterizza la musicalità delle composizioni. Siete d’accordo con noi?

Credits Foto: Agenzia Fotogramma

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17 Giugno 2024

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Scritto da: Giornale Radio

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