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In un quadro geopolitico che si sta facendo sempre più complesso ed insidioso, l’Esercito italiano si trova a dover studiare tutte le possibili soluzioni per arricchire il suo organico, portandolo a livelli numerici sensibilmente superiori agli attuali. Tuttavia, la cosa potrebbe rivelarsi tutt’altro che agevole, vista la scarsa propensione delle ultime generazioni dinanzi all’idea di intraprendere una carriera militare. E così, sembra stia iniziando a farsi strada, presso il ministero della Difesa, l’ipotesi di aprire le patrie caserme anche a cittadini stranieri. Niente a che vedere – sia chiaro – con l’ esperienza della Legione Straniera francese che, sostanzialmente, accoglie tra le sua fila chiunque, a prescindere dalla sua fedina penale… ma, al contrario, si tratterebbe di un percorso molto selettivo che dovrebbe portare alcuni giovani, già residenti in Italia, ad indossare la divisa mimetica nazionale. Si pensa, in sostanza, a soggetti che, vivendo da tempo tra di noi, abbiano ormai assimilato, in maniera sufficiente, la nostra cultura e la nostra lingua e che possano, pertanto, essere facilitati anche nell’acquisizione della cittadinanza italiana. Tra i vertici dello Stato Maggiore si comincia, dunque, a considerare, con sempre maggiore attenzione, che ci sono migranti – soprattutto tra quelli di seconda generazione – che, se bene inseriti, potrebbero risultare di grande utilità: in particolar modo, laddove il nostro Esercito è impegnato in missioni nelle quali la presenza di soldati originari dei Paesi in cui queste si compiono, finirebbe per svolgere una funzione spesso fondamentale nei rapporti con le popolazioni locali.
Ciò nonostante, almeno a nostro parere, una scelta innovativa di questo tipo porrebbe il problema preliminare di accertare se veramente chi presenta la domanda di arruolamento lo stia facendo perché sinceramente mosso dal desiderio di aderire ad una prospettiva che è fatta non solo di parate e di battaglie simulate, ma anche di rischi molto concreti per la propria incolumità. In altre parole, bisognerebbe prestare la massima attenzione a non inquadrare, nelle nostre Forze Armate, individui che – magari per disperazione – le considerino banalmente un’opportunità di lavoro come un’altra…
Che ne pensate di allargare anche a volontari non italiani i ruoli delle nostre Forze Armate? Vi sembra un’opportunità da prendere davvero in seria considerazione?
02 Aprile 2024
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Scritto da: Giornale Radio
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