Via libera di Hamas alla proposta di cessate il fuoco, ma Israele attacca Rafah

Il capo politico di Hamas in Qatar, Ismail Haniyeh, accetta per la prima volta la proposta di mediazione egiziana e qatarina che apre le porte al cessate il fuoco. La prima reazione israeliana parla di “una versione annacquata dell’accordo”. Poco dopo, Benjamin Netanyahu annuncia che il gabinetto di guerra prosegue l’operazione a Rafah “per fare pressione su Hamas affinché liberi gli ostaggi, ma anche di inviare una delegazione al Cairo per proseguire le trattative”. 

Hamas chiede che lo stop alle operazioni militari sia definitivo, con un accordo che segni la fine della guerra. Netanyahu rifiuta di accettare il documento. Il compromesso egiziano prevede che il movimento islamista accetti lo stop di sette settimane previsto dall’accordo già messo a punto, con l’impegno del Cairo, e degli Usa, a trattare con Israele per arrivare alla fine del conflitto.

A Tel Aviv, sono tornati in piazza i parenti dei 132 ostaggi: di nuovo: hanno bloccato l’autostrada che collega la città con Gerusalemme e le strade intorno al ministero della Difesa, minacciando il governo di mettere a ferro e fuoco il Paese se al  via libera di Hamas non seguirà quello del governo Netanyahu. A Gerusalemme, con motivazioni e desideri opposti, le famiglie dei soldati morti a Gaza hanno chiesto di non fermare i combattimenti fino alla dissoluzione totale di Hamas per non rendere vano il sacrificio dei loro cari.