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17/01/2023 | Il Timone

(Tempo di lettura: 3 - 5 minuti)

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Giancarlo Caselli a Giornale Radio: Il primato della politica per il contrasto alla mafia è tutto da recuperare

Giancarlo Caselli, parlando con Daniele Biacchessidell'arresto di Messina Denaro ha detto:

Sono d’accordo che non c’è più quell’attenzione alla lotta alla mafia che c’era subito dopo le stragi del ’92 e del 93. Tuttavia abbiamo avuto ottimi risultati con gli arresti, in questi anni, di latitanti del calibro di Riina, Brusca, Bagarella, i Graviano, Spatuzza e molti altri.  Così come sono stati ingenti i sequestri dei beni, così importanti perché hanno toccato i mafiosi in quello che hanno di più caro: il denaro. Però, qualcosa è mancato. Se la società civile ha dato prova di grande mobilitazione, così come le forze dell’ordine e la magistratura, nella politica  non si è mostrato lo stesso tipo di impegno. Da troppo tempo nell’agenda politica la lotta alla mafia è secondaria o addirittura assente.  Il primato della politica per il contrasto alla mafia è tutto da recuperare. Se questo non avviene, avremo un andamento altalenante di successi e passi indietro e non è certo tempo per deporre le armi. Cosa Nostra è in via di estinzione, la mafia no perché è un’organizzazione strutturata, composta di vari elementi, che muta e stringe diverse alleanze.  I latitanti mafiosi sono coperti e protetti da una zona grigia, da un reticolo di rapporti di alleanza, collusioni, complicità, affari in comuni, interessi reciproci. Se non si colpisce anche la zona grigia, manca un pezzo della lotta alla mafia, un pezzo importante, decisivo. Onore al merito alla magistratura e alle forze dell’ordine per la brillante operazione ma, detto questo, ricordiamoci che non spetta solo a loro sconfiggere la mafia. Il mafioso di regola rimane nel suo territorio perché qui c'è il suo potere e qui può avere una copertura civile. E la latitanza di 30  anni di Messina Denaro l’ha dimostrato.

Pino Maniaci a Giornale Radio. L'emblema dello stato che perde e la mafia che vince è caduto ed è iniziata una nuova era per la Sicilia

Pino Maniaci, il giornalista che si è tagliato i baffi durante la conferenza stampa, in onore dell'arresto di Messina Denaro, ha dichiarato a Daniele Biacchessi:

Questa figura che per 20 anni si è messa da parte e si faceva gli affari suoi in termini economici, non aveva nessuna intenzione di ricostituire Cosa Nostra, ne di ricostruirla, perché da 20 anni a questa parte Messina Denaro non ha più avuto coinvolgimenti diretti,  a parte gli ergastoli che maturato per i precedenti delitti. Il taglio dei baffi è stato un segnale per dire che l'ultimo birillo, l'emblema dello stato che perde e la mafia che vince, è caduto ed è iniziata una nuova era per la Sicilia. Uno spartiacque,  anche se ora dobbiamo affrontare una mafia diversa, che ha stretto rapporti con la classe politica. I capi carismatici son morti, molti sono in galera grazie alle forze dell'ordine e alla magistratura: c'è una mafia allo sbando. La domanda che mi pongo è, poiché la mafia  fa fatica a riorganizzarsi non ci vorrebbe molto a dare la spallata finale a questi che sono rimasti. Si vuole veramente vincere la lotta contro la mafia? Secondo me no. Abbiamo costruito una rete antimafia fatta di associazioni, commissioni, il pool  ecc.: se vinciamo la lotta alla mafia rimangono tutti disoccupati. Cerchiamo di capire chi l'ha coperto in questi anni, quando il personaggio ha tenuto un atteggiamento spocchioso, disinibito, spavaldo. La clinica in cui l'hanno arrestato è a 600 metri dalla sede dell’investigazione antimafia. Questo mafioso per 30 anni ha passeggiato tranquillamente nel suo feudo quando abbiamo le forze di polizia più addestrate e preparate del mondo. Se, come si dice, è stata una sceneggiata, c'è da riflettere.



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