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Lo Stretto di Messina è il fondale marino più inquinato al mondo
A cura di Ferruccio Bovio.
Lo studio di un team internazionale, cui partecipano ricercatori dell’Ispra, dell’Università di Cagliari e dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, rivela che la minaccia costituita dalla macroplastica per i fondali del Mediterraneo è più grave di quanto si credesse. Un record negativo per il nostro Paese è rappresentato dallo Stretto di Messina, che risulta essere l’area con la più alta densità di detriti marini al mondo, con più di un milione di oggetti per chilometro quadrato in alcuni dei suoi punti.
Dal Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari fanno sapere che oltre i 1000 metri di profondità spesso la biomassa pescata con lo strascico (pesci, crostacei, molluschi) è uguale o inferiore a quella dei rifiuti. Come dire che a certe profondità ci sono più rifiuti che pesci.
I rifiuti stanno aumentando nei fondali marini di tutto il mondo: in alcuni casi la loro consistenza è equiparabile a quella delle grandi discariche presenti sulla terraferma. E si tratta di una tendenza destinata a proseguire, al punto che, entro i prossimi 30 anni, il volume dei rifiuti marini potrebbe superare i tre miliardi di tonnellate.
L’Università di Barcellona, che ha guidato il team di ricerca, segnala che anche il fondale oceanico è denso di grandi discariche sottomarine. Si pensi che materie plastiche sono state trovate persino nella Fossa delle Marianne, a una profondità di 10.900 metri nell’Oceano Pacifico.
La spazzatura è una grave minaccia per la biodiversità marina ed è noto che circa 700 specie marine siano già colpite in vari modi da questo problema. (Fonte della foto: NASA, Public domain, via Wikimedia Commons)
23 gennaio 2021
Le notizie di "Sostenibilità", il programma di Giornale Radio condotto da Roberto Frangipane, sono presenti anche nei nostri podcast nella sezione “Sostenibilità”.