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L'opinione

Parlando a sproposito di Michelangelo

today19 Marzo 2024 575

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A cura di Ferruccio Bovio

Per “Woke culture” si intende quel fenomeno pseudoculturale che si è imposto – soprattutto negli ultimissimi anni – negli Stati Uniti e che si propone di denunciare la presenza, nelle società occidentali, di gravi problemi sociali connessi sia alla discriminazione razziale degli Afro – Americani, che a determinate ineguaglianze che penalizzano  alcuni gruppi sociali (come, ad esempio, gli LGBT), limitandone la pienezza dei diritti rispetto a quella di cui fruiscono altri cittadini (specialmente se maschi etero e bianchi).

Parente stretta (per non dire vera e propria figlia) della Woke è, a sua volta, la “Cancel culture”, la quale viene spesso intesa come una sorta di braccio armato che si occupa di contestare e boicottare (passando talvolta anche a vie di fatto)  politici, intellettuali e personaggi storici, nonchè opere teatrali, film, libri ed arti figurative che non rispetterebbero rigorosamente tutti canoni della “purezza” morale imposti dal pensiero Woke.

E nel mirino di questo furore iconoclasta che sta imperversando negli States, è finita, recentemente, anche la Cappella Sistina: il capolavoro di Michelangelo che la scrittrice e docente americana della Washington University , Robin Di Angelo, ha pensato bene di ridefinire come la “Cappella Sistina razzista”, in quanto tipica espressione di una “supremazia bianca” che, a suo giudizio, si può cogliere facilmente osservando come, nel dipinto, sia Dio, che Adamo (da lei, per errore, chiamato Davide) ed anche gli angeli raffigurati dal  Buonarroti, siano tutti di pelle bianca. Nell’opera michelangiolesca – afferma la Di Angelo – si realizzerebbe, una “perfetta convergenza della supremazia bianca e del patriarcato”. Evidentemente, deve essere proprio difficile contestualizzare un capolavoro artistico, riferendolo al momento storico in cui questo è stato concepito e realizzato…Nossignori, anche se è roba di oltre cinquecento anni fa, bisogna proprio andare a smascherare in essa i biechi intenti razzisti, tipici del “suprematismo bianco”…Il fatto che l’Autore fosse un uomo vissuto a cavallo tra il quindicesimo ed il sedicesimo secolo e, pertanto, ancora così cronologicamente lontano da certe istanze democratiche ed umanitarie che sono affiorate nel nostro tempo, sembra, dunque, non assumere proprio alcuna rilevanza nel mitigare quell’inflessibile anatema che, tramite la Di Angelo, parte dal Nuovo Mondo per approdare, con tutta la sua superficiale arroganza, anche nei palazzi vaticani. Speriamo solo che, a questo punto, a qualche intellettuale “progressista” d’Oltre Oceano non venga in mente di passare due o tre belle pennellate di calce su tutta la nostra arte rinascimentale…

In fondo, a ben riflettere, non vi pare che la mentalità di Robin di Angelo e di quelli che la pensano come lei si avvicini molto a quella dei Talebani che distrussero le famose statue secolari dei Buddah di Bamiyan?

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Credits Foto: Frans Vandewalle

19 Marzo 2024

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Scritto da: Giornale Radio

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